Sul n. 6/2023 del 14 Giugno 2023 di Safety Focus https://www.safetyfocus.it/valutazione-rischio-bellico/ un interessante articolo mette in evidenza come Verifica Ordigni Bellici sia l’azienda leader nella valutazione del rischio bellico per i cantieri fotovoltaici
La gestione efficace del rischio bellico ottimizza costi e tempi nella costruzione di impianti fotovoltaici
In un periodo in cui l’energia rinnovabile si rivela cruciale per far fronte alla crisi energetica, numerosi produttori di energia hanno investito nella costruzione di impianti fotovoltaici a terra. Questi impianti di grande scala richiedono ampie superfici, rendendo fondamentale una gestione adeguata del rischio bellico. Verifica Ordigni Bellici, azienda leader nel settore, offre servizi di valutazione del rischio bellico specificamente mirati ai cantieri fotovoltaici, consentendo importanti ottimizzazioni in termini di costi e tempi di costruzione.
Nonostante siano passati molti anni dalla Prima e dalla Seconda Guerra Mondiale, quotidianamente vengono rinvenuti diversi ordigni bellici inesplosi in Italia. I dati ufficiali delle truppe alleate anglo-americane riportano che circa il 10% delle 380.000 tonnellate di bombe aeree sganciate sul territorio nazionale durante il conflitto non esplose, corrispondendo a circa 38.000 tonnellate di ordigni. Questa cifra enorme evidenzia il reale problema rappresentato dagli ordigni bellici ancora presenti nel sottosuolo italiano, i quali rimangono pericolosi nonostante il passare del tempo.
La legge 177/2012 riguardante il rischio bellico, che ha modificato il D.Lgs 81/2008, sottolinea l’importanza della valutazione del rischio di rinvenimento di ordigni bellici inesplosi per tutte le attività di scavo nei cantieri. In base all’esito di tale valutazione, vengono definite le azioni da intraprendere, tra cui la bonifica sistematica terrestre (BST).
Sebbene l’approccio storiografico da solo non sia sempre sufficiente per valutare il rischio di una specifica area di cantiere, poiché i report di guerra delle truppe alleate sono spesso gli unici disponibili, è fondamentale implementare indagini magnetometriche in sito per ottenere dati più precisi.
Considerando la tipologia di lavori di scavo, la geologia del sito, l’analisi storiografica e le indagini strumentali, è possibile definire la probabilità specifica di rinvenimento di ordigni bellici e quantificare i danni potenziali, considerando fattori come la tipologia di ordigno, la salute dei lavoratori e gli effetti sull’equipaggiamento e l’area circostante in caso di esplosione.
Ma perché il rischio bellico è particolarmente rilevante per gli impianti fotovoltaici a terra? La risposta è semplice: la dimensione di questi impianti richiede un’attenzione particolare al rischio di rinvenimento di ordigni bellici. Con una superficie di circa 12.000 metri quadrati per megawatt, considerando che gli impianti attuali superano spesso i 3 MW, è evidente il motivo di questa particolare attenzione. Maggiori sono le superfici coinvolte, maggiori sono le probabilità di rinvenimento di ordigni bellici. Inoltre, le attività di scavo specifiche per la costruzione di impianti fotovoltaici, come le vibrazioni prodotte dalla battitura dei pali delle strutture o gli scavi a sezione ristretta per i cavidotti, possono causare l’innesco accidentale di residuati bellici.
Un approccio corretto alla gestione del rischio bellico negli impianti fotovoltaici ha un impatto diretto sui tempi di realizzazione, consentendo ai produttori di completare i lavori in anticipo. Tuttavia, i tempi necessari per eseguire una bonifica superficiale terrestre (BST) possono essere significativi. Dal momento dell’approvazione del Documento Unico di Bonifica e del rilascio delle prescrizioni tecniche da parte delle competenti autorità militari, fino al completamento effettivo della bonifica e al rilascio del Verbale di constatazione, possono passare oltre 90 giorni. Questo ritardo rappresenta oltre tre mesi di ostacolo alla messa in esercizio dell’impianto fotovoltaico e quindi perdita di denaro da parte del produttore.
Tuttavia, grazie all’approccio integrato proposto da Verifica Ordigni Bellici, è possibile limitare le aree di bonifica e definire diversi livelli di rischio per il cantiere. Identificando, ove possibile, diverse zone con livelli di rischio bellico variabili, è possibile avviare i lavori nelle aree a basso rischio, guadagnando tempo prezioso per l’avanzamento del progetto.
In conclusione, il consiglio di Verifica Ordigni Bellici ai committenti e ai Coordinatori per la Sicurezza in fase di Progettazione ed Esecuzione è quello di dare priorità al rischio bellico, poiché esso influisce direttamente su tutti gli aspetti del cantiere, inclusi tempi, costi e, soprattutto, la sicurezza dei lavoratori. Trascurare il rischio bellico significa mettere a rischio la sicurezza dei lavoratori e della popolazione, giocando alla “roulette russa” in cantiere. Pertanto, una valutazione dettagliata del rischio bellico, supportata da indagini strumentali, permette di ridurre le aree di bonifica, riducendo così i tempi e i costi del progetto, mantenendo sempre la sicurezza come priorità assoluta.